la piscina di siloe
ESSERE GREMBO
Rallegrati, piena di grazia.
Il Signore è vicino: la Notte Santa, il silenzio che l’avvolgerà e il canto degli angeli annunceranno il Mistero grande di un Dio che si fa uomo, bambino, piccolo.
E noi, in attesa di questo grande evento, come il Re Davide, abitando case lussuose e cuori induriti, desideriamo noi costruire la casa al bambino che nasce, al bambino che viene. Sì, è vero, con Davide abbiamo detto: io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda ed allora abbiamo preparato i nostri bei presepi nelle nostre case o lungo le vie della nostra città o dei nostri paesi, presepi artistici, e lì, in questi presepi e nella grotta bella e luccicante di luci che brilla in questi stessi presepi abbiamo messo il Bambino piccolo. Il Bambino adesso è al sicuro, la nostra coscienza può assopirsi e noi tornare a vivere tranquillamente le nostre case lussuose e i nostri cuori induriti.
Ma stasera giungono forte anche a noi le parole del Profeta Natan rivolte al Re Davide: Tu vuoi costruire una casa per me? No. Sarà il Signore a costruire una casa. Parole rivolte ad ogni uomo, ad ogni donna, ad ogni comunità cristiana, alla Chiesa tutta. E come Davide, preso dal pascolo e reso capo di un popolo ha sperimentato la vicinanza del Signore dovunque egli sia stato, così anche noi, in questo breve tempo che ci separa dal Mistero del Natale siamo invitati a fare memoria della nostra vita personale, di comunità, di chiesa e a scorgere in essa la nostra relazione con Dio, il suo essere sempre presente nella nostra storia, che guida i nostri passi, cammina accanto a noi e ci porta in braccio quando siamo stanchi, fragili, poveri, usando solo tanta misericordia.
Contempleremo l’incarnazione di Cristo, l’incontro tra la carne umana e la divinità di Dio, in un piccolo bambino che nasce a Betlemme e porta il cielo sulla terra. Da dove viene tutto questo? Dall’uomo o da Dio? Per quanto l’uomo si sforzi c’è un abisso tra noi e Dio e solo Dio può attraversarlo: la salvezza viene da Dio, non dall’umanità, che non ha paura di sporcarsi, di camminare con l’uomo, di amarci così come siamo, fragili, drammatici, imperfetti, là dove siamo.
Stasera a noi sono rivolte le parole dell’angelo Gabriele e, queste stesse parole, desideriamo ascoltarle con Maria, accanto a Maria, la fanciulla piccola, povera, indifesa.
Rallegrati, piena di grazia. Il Signore è con te. Non temere, hai trovato grazia Dio, concepirai un Figlio.
Tutto è dono gratuito che viene dall’alto e Maria guarda in alto e risponde: Avvenga per me quanto hai detto. Eccomi. Anche noi stasera guardiamo in alto e alle parole dell’angelo con Maria rispondiamo: Avvenga per me quanto hai detto. Eccomi. Faremo la nostra parte, non diremo non sono capace, non c’entro niente con questa storia ma con coraggio guarderemo a Maria e ci fideremo del Signore.
Oserei dire che stasera ogni luogo diventa la piccola Nazareth e in questo breve tempo che ci separa dal Natele Dio Padre cerca ancora Madri, corpi fragili e impavidi… Dio Padre chiede a ciascuno di noi di essere il grembo per il figlio che viene.
Uomo, donna, comunità tutta, siamo chiamati ad essere grembo del Figlio che si fa carne, della divinità che chiede di abitare non i presepi freddi, spenti, nonostante le tante luci e senza respiro alcuno, ma la nostra storia, le nostre strade impolverate, le nostre case, così come sono piene di tanta gioia ma anche di tanti problemi, di tanta tristezza, di tantissima solitudine.
Eccomi è la nostra risposta all’angelo. Faremo la nostra parte: saremo grembo per il Figlio che viene.
Ci prepareremo in questo brevissimo tempo!
Per essere grembo bisogna imitare le Madri e fare spazio al Bambino. Anche noi saremo grembo, faremo spazio a Dio che viene nella nostra vita. Fare spazio è sognare ad occhi aperti gli stessi sogni di Dio e buttare via, eliminare, togliere tutto ciò che ci addormenta occupando spazio: indifferenza, paure, egoismo, violenza e perfino tanti silenzi compromettenti.
Per essere grembo è necessario accogliere la vita che nasce. Non si progetta! A Natale ci viene offerto un Bambino da accogliere, da seguire non da progettare, non da inventare, non da ideare. A Natale ci viene offerto un Bambino da custodire e donare, proprio come ha fatto Maria, la Madre.
Ed infine saremo il grembo vergine perché lasceremo a Dio l’iniziativa, lasceremo che ogni opera abbia la sua origine in Dio e da Dio. Un grembo vergine perché Dio possa operare grandi cose.
Un grembo che fa spazio, un grembo che accoglie, un grembo vergine noi offriremo con Maria a Dio Padre. Sia Lui a fecondare la nostra storia, a costruire la casa. Anzi Lui è già al lavoro, già costruisce e tutto è visibile nella Elisabetta del nostro tempo, nelle storie di tante fragilità e di ogni povertà: Nulla è impossibile a Dio.
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Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
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