In questa Domenica accogliamo innanzitutto l’invito del profeta Isaia a cercare il Signore mentre si fa trovare, a invocarlo ora che è vicino. Accogliamo ancora l’invito e abbandoniamo la via dell’empio, il pensiero dell’uomo iniquo.
Cercare il Signore sempre perché il nostro vivere diventi un vivere per Cristo e un glorificare lui, imitando l’apostolo Paolo, sempre, sia nella vita terrena che in quella resa gloriosa dalla sua generosa bontà.
Ma come cercare, come trovare Dio, lui che è eterno, irraggiungibile, il divino?
Come la sua creatura potrà cercarlo e trovarlo?
[pullquote-left]“Il pensiero di Dio, ci ricorda ancora il profeta Isaia, non è il pensiero dell’uomo, le sue vie non sono le nostre vie.”[/pullquote-left] Il pensiero di Dio, ci ricorda ancora il profeta Isaia, non è il pensiero dell’uomo, le sue vie non sono le nostre vie.
Ed allora per quanto l’uomo si affanni a cercare mai potrà trovare il Dio di Gesù, l’Abba a noi consegnato dall’alto della Croce. Cercare Dio trovare Dio ma, in che modo?
Invocando lui, il Signore, e lui, ci ha fatto ripetere il salmo 144, si farà vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo cercano con cuore sincero.
Ed ecco il Vangelo e l’evangelista Matteo riportare e raccontarci ancora una parabola di Gesù.
[pullquote-left]“per farci conoscere il Padre celeste, il suo amore per la sua creatura, la sua misericordia che sarà grande per chi ritorna a lui con tutto il cuore”[/pullquote-left] E Gesù racconta le parabole non solo per dire all’uomo in che modo vivere secondo la vocazione ricevuta ma anche per farci conoscere il Padre celeste, il suo amore per la sua creatura, la sua misericordia che sarà grande per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
Ed ecco la parabola:
Il Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che esce all’alba per cercare operai per la sua vigna.
La casa è la creazione tutta che l’uomo abita nella sua vita terrena ma è anche il tempo dell’ottavo giorno, dell’incontro eterno dell’amato con l’amante, dello sposa con lo sposo, di Cristo e della sua chiesa.
E nella parabola di Gesù si invertono le parti di cui aveva profetizzato Isaia: chi cerca non è l’operaio, non è l’uomo, ma il padrone, il Signore stesso.
Allora quel cercare di Isaia è un cercare di Dio, del Signore.
Desidero fermare la mia riflessione sul padrone della casa, sul Signore che cerca operai per la sua vigna. La parabola descrive e riporta con precisione le ore in cui il Signore esce per cercare e trovare operai per la sua vigna.
Esce all’alba, esce alle nove, esce a mezzogiorno e alle tre. Infine esce ancora alle cinque, l’ultima ora di una giornata lavorativa.
Pur di trovare operai, pur di trovare l’uomo, la sua creatura, il Signore esce e cerca operai dall’alba al tramonto, sempre. E, in tutte le ore, la parabola fa intendere che trova operai per la sua vigna.
Veramente il padrone della casa desidera trovare tutti ed esce sempre, cerca in ogni tempo.
ll padrone della vigna, il Signore, è lui che si fa quasi attento alla voce di Isaia, cerca l’uomo e desidera trovarlo perché, al dire del salmo 144, misericordioso e pietoso è il Signore, buono verso tutti e la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
E manda gli operai tutti a lavorare nella sua vigna, concordando con i primi la retribuzione di un denaro a giornata e con i secondi ciò che è giusto. Tutti operai nella sua vigna. È evidente che al padrone della vigna interessa avere quanti più operai, non importa cosa sanno fare , tutti chiamati e tutti mandati, proprio tutti.
Dio, il Signore, il padrone della vigna non fa preferenze: chiama tutti e a tutti è donato di lavorare nella vigna del padrone.
È un padrone generoso, misericordioso, buono.
[pullquote-right]“a tutti è donato lo stesso denaro, a tutti è data la medesima contemplazione del volto di Dio”[/pullquote-right] Ma gli operai ancora non hanno compreso la misericordia del loro padrone e a fine giornata, nel momento della retribuzione si attendono una diversa retribuzione, magari in base al tempo in cui sono stati chiamati o al tipo di lavoro che hanno svolto nella vigna. Niente di tutto questo: a tutti è donato lo stesso denaro, a tutti è data la medesima contemplazione del volto di Dio. Sì, tutti gli operai della vigna, chiamati dal padrone di casa, tutti saranno serviti dallo stesso padrone nel banchetto di nozze. Non pensare e non pensiamo che la contemplazione del volto di Dio, qui sulla terra e poi nell’ottavo giorno dipenda dall’ora della chiamata o dal servizio che sei chiamato a svolgere nella vigna.
Quanto è disarmante questa generosità del padrone che dona se stesso a tutti, in egual misura. È così disarmante che ci rende gelosi gli uni degli altri e così i primi mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”
E il padrone: “Amico non ti faccio torto… ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
Nel padrone della vigna Dio, il Signore ha cercato l’uomo, l’ha trovato e a lui tutto si dona con generosa e abbondante misericordia e, quasi al dire insieme all’Apostolo Paolo, per me il vivere è l’uomo.