Ottava di natale.
Viviamo il tempo dell’ottava di natale, quell’unico grande giorno, l’ottavo giorno che ci fa pregustare nella gioia il nostro abitare con il Signore della vita. E in questo giorno ottavo la chiesa ci propone, un triduo che ricorda il giorno terzo della risurrezione. Il triduo: oggi santo Stefano, uomo giusto e pieno di Spirito santo, primo martire della Chiesa; domani San Giovanni, apostolo ed autore del vangelo, aquila che vola e fa volare alto l’annuncio della risurrezione. Il terzo giorno, i Santi innocenti, solo chi si fa piccolo ed innocente testimonia sempre ed è capace di dare la sua vita per il Bambino.
Invito tutti a vivere questi tre giorni liturgicamente.
Ieri abbiamo celebrato il Bambino Gesù che umile viene a noi portando con sé la Carità del Padre, del Figlio e dello Spirito, Carità a noi donata con abbondanza. Ed oggi celebriamo Santo Stefano, martire, pieno di grazia e di potenza. Celebriamo oggi, ancora la stessa Carità che Gesù ha portato con sé per noi.
Non soffermiamo la nostra attenzione su Stefano ma sul suo essere pieno di Grazia, di potenza. Così abbiamo ascoltato e Luca negli Atti ci racconta: in quei giorni Stefano pieno di grazia e di potenza.
In questo giorno, ottava di Natale, la Chiesa ci riporta con Stefano a quel giorno in cui Maria, visitata dall’Angelo Gabriele sentiva quell’annuncio: Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te! Quell’essere piena di grazia ha colmato il grembo di Maria del Bambino Gesù, dell’Emanuele, la carità con noi.
Come per Maria, Luca l’evangelista ed autore del libro degli Atti, pone all’inizio del suo racconto della vita di Stefano con un dono: (lo abbiamo ascoltato all’inizio del Vangelo che è l’inizio del racconto della vita di Stefano) in quei giorni, pieno di Grazia e di potenza, cioè lo stesso Spirito che opera grandi prodigi e segni tra il popolo.
Stefano, come Maria, nella Chiesa e con la Chiesa si lascia adombrare dallo Spirito, dalla Grazia che in Lui fa prodigio e segno tra il popolo. Infatti i Liberti, i Cirenei, gli Alessandrini e quelli della Cilicia e dell’Asia che si alzarono a discutere con Stefano non riuscivano a resistere alla Sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Non è la sua sapienza, la sapienza di Stefano, non è il suo spirito, lo spirito di Stefano ma è la stessa Sapienza, lo stesso Spirito che ha colmato Maria, la Chiesa, Stefano ed oggi tutti noi! Quella Sapienza che è stoltezza per gli uomini ma azione di grazia per coloro che da essa sono colmati.
Sapienza, Spirito che permette agli occhi di Stefano ed oggi ai nostri occhi di andare oltre il visibile e di contemplare i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio.
Stefano pieno di Grazia e di potenza è trascinato fuori dalla città, come per il Figlio dell’uomo, per essere lapidato. E le pietre raggiungono prima il corpo di Stefano e poi, grazie alla sua preghiera, raggiungono i mantelli deposti ai piedi di un giovane, Saulo. Quelle pietre non solo aprono i cieli ma anche il cuore di Saulo, l’Apostolo Paolo.
La Grazia che ha adombrato Maria ha dato alla luce il Bambino Gesù, la Carità. La Grazia che ha riempito Stefano ha dato alla luce ancora una volta la Carità in quel grido di Stefano mentre piegava le ginocchia: Signore, non imputare loro questo peccato.
Imitiamo Stefano, come Chiesa lasciamoci adombrare dallo Spirito, come Maria nel giorno dell’annunciazione. Imitiamo Stefano e da Lui apprendiamo che il Bambino che nella Notte santa ci è donato e tutto si dona a noi è esigente, chiede una testimonianza coraggiosa che non fa sconti al Vangelo per essere lodati dagli uomini ma chiede perseveranza nell’amore mentre si viene consegnati, accusati ed odiati per il nome del Bambino Gesù.
Da dove prendere la forza? Non preoccupatevi di come o di cosa direte, perché vi sarà detto in quell’ora dallo Spirito del Padre ciò che dovete dire, fare. Ci accompagni sempre nella nostra vita la preghiera di Gesù, di Stefano: alle tue mani, Signore, affido il mio Spirito!