Il Vangelo di questa prima domenica del tempo di Quaresima ci presenta in appena due versetti Gesù tentato nel deserto e, dopo l’arresto di Giovanni Battista, il suo andare nella Galilea e predicare il Vangelo di Dio: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo.
L’evangelista Marco non racconta le tentazioni, il dialogo di Gesù con Satana ma mette in evidenza lo Spirito che sospinse Gesù nel deserto, il suo abitare nel deserto 40 giorni e la tentazione di Gesù da parte di Satana.
Protagonista innanzitutto lo Spirito.
Ma quale Spirito sospinse Gesù nel deserto?
Il Vangelo che ascoltiamo nella celebrazione eucaristica odierna ha inizio con l’espressione: “In quel tempo” omettendo ciò che l’evangelista Marco scrive come introduzione a questo versetto: “subito dopo”. Subito dopo “che cosa?”
I versetti precedenti riguardano il battesimo del Signore e si concludono con l’affermazione che, uscendo dall’acqua, Gesù vide squarciarsi cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: tu sei il Figlio mio, l’Amato, in te ho posto il mio compiacimento.
Comprendiamo allora che è lo stesso Spirito che ha riconosciuto in Gesù il Figlio, l’Amato ,e che si posa su di lui come colomba, che lo sospinse nel deserto, nella prova della tentazione.
Il contesto potremmo dire è l’ambiente dell’Amore, del rapporto di Paternità e Figliolanza, sancito dall’amore eterno dello Spirito.
Ma non è stato così anche all’inizio della creazione?
Da un contesto di amore, di creazione di Adamo ed eva, di creazione di un essere animale e vegetale, di creazione tutta, Adamo ed Eva, ed in essi tutta la creazione, sono sospinti nel deserto della tentazione, in quel frutto bello da mangiarsi, in quel l’immaginazione di poter diventare come Dio e sostituirsi a Dio.
Ma non è stato così anche per il popolo eletto?
Ho visto la tua miseria, la tua schiavitù e sono venuto a liberarti. Non è questo anche un contesto di amore?
E il popolo eletto, il popolo liberato, il popolo capace di attraversare il Mar Rosso è sospinto nel deserto, vive nel deserto 40 anni, affrontare le prove del deserto e in Mosè, quel popolo rimane fuori dalla Terra promessa.
Il deserto, la prova della tentazione, la tentazione fa parte della vita umana, oserei dire, della creazione tutta.
Come sono vere le parole del Salmo 77 allorquando ricorda “quante volte, riferendosi al popolo eletto, Quante volte si ribellarono a lui nel deserto, lo conquistarono in quelle solitudini? Sempre di nuovo tentavano Dio, esasperavano il santo di Israele.
Sì, il deserto col Salmo 77 è anche il luogo della tentazione di Dio, il luogo in cui Dio Padre è tentato ed è esasperato perché il suo popolo, il popolo eletto, ha dimenticato tutte le meraviglie compiute in suo favore.
Così il Figlio dell’uomo dopo il battesimo, è sospinto nel deserto ed uomo tra gli uomini fa esperienza della tentazione fino al suo culmine. Infatti, mentre veniva Crocifisso i sacerdoti, gli scribi, gli anziani beffandosi di lui dicevano: Se lui è il Re di Israele scenda dalla Croce e noi crederemo in lui.
E nella tentazione Marco riporta un particolare: Gesù stava con le bestie selvatiche.
Cristo intravvede un legame tra la propria situazione è quella degli uomini di certo ma ancora intravede un legame tra la propria situazione e quella del cosmo, ben espressa dall’apostolo Paolo ai Romani: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio”.
Il Cristo comprende che la prova a cui lo spirito lo sta conducendo coinvolge anche la natura che al dire ancora dell’apostolo Paolo “nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio “.
Cristo dovrà sconfiggere il tentatore, satana, non solo per sè, non solo per gli uomini ma per tutta la creazione, per ogni creatura e così essere chiamato ed essere veramente il Salvatore del mondo.
In Gesù, la tentazione è divenuta per l’uomo un passaggio obbligatorio, l’inevitabile via Della salvezza, grazie a cui lo spirito sospinge.
La tentazione allora è l’unica via che non può risparmiarsi di percorrere colui che aspira alla salvezza, al banchetto di nozze eterne.
Gesù non ha evitato la tentazione, anzi sospinto dallo spirito è andato incontro ad essa e di abbassamento in abbassamento non ha neanche evitato la morte, ma è sprofondato in essa fino a trarre in inganno non solo i soldati ma la morte stessa.
In questo profondo abbassamento ecco l’intervento del Padre: “ma Dio lo ha risollevato, lo ha risuscitato”.
Anche al seguace di Gesù, anche alla chiesa tutta, nessuna amarezza o tentazione deve essere risparmiata ma sospinti dallo spirito nel deserto deve sperimentare l’umiliazione di ogni sconfitta, di ogni inutile strategia per vincere il male, perché l’unica cosa importante al cuore della tentazione, di colui che segue Gesù, è l’umiltà. Quella umiltà nella quale la tentazione ci costringe ad entrare e rimanere affinché possa agire e trionfare nella chiesa e in ciascuno la forza Pasquale di Gesù, il Salvatore del mondo.