Nella preghiera dopo la comunione il presbitero così pregherà:
O Dio,
ascolta la nostra preghiera
e quanto più si avvicina il gran giorno della nostra salvezza,
tanto più cresca il nostro fervore,
per celebrare degnamente il Natale del tuo Figlio.
Sì, cresca in noi una partecipazione attiva, zelante, piena di preghiera e di intimità con il Signore nell’attesa ormai vicina della Notte Santa del Natale.
Correte. Ancora una volta correte perché la vostra partecipazione sia vera alla Notte del Natale.
Correte al sacramento della Penitenza, la Confessione.
Correte, aprite i vostri cuori al Signore, confidate, cioè affidate a Lui ogni incertezza, debolezza, fragilità, peccato… chissà che non sia per voi come il sogno di Giuseppe e nel Silenzio del Mistero di quelle parole che il presbitero pronuncerà con la mano distesa sul vostro capo vi desterete e, come Giuseppe farete quanto l’angelo del Signore vi ha ordinato, prenderete con voi Gesù, Maria, amerete la Chiesa, amerete l’umanità.
Come Giuseppe, anche noi viviamo tempi di incertezze, la nostra stessa vita attraversa talvolta momenti di buio.
- Come non essere onesti con noi stessi e riconoscere che spesso ci troviamo dinanzi ad eventi ai quali non riusciamo a dare un senso: la scelta di vita di un figlio o di una figlia, la malattia della mamma o dello sposo, l’abbandono di figli.
- Ed ancora come non essere onesti con noi stessi e riconoscere che spesso siamo chiusi nel nostro egoismo e non riusciamo a vedere l’altro, colui o colei che chiamiamo straniero o straniera che chiede di vivere dignitosamente nella nostra stessa terra.
- Come non riconoscere le tantissime incertezze a livello politico, economico, sociale, antropologico e il nostro camminare a tentoni, nel buio, riponendo la nostra salvezza in ciò che mai potrà salvare.
E in questa quarta domenica di Avvento ecco dinanzi a noi Giuseppe, lo sposo di Maria, il custode di Gesù.
Anche Giuseppe, promesso sposo di Maria, si trova nel suo oggi, davanti all’incertezza, in una situazione in cui non vede chiaramente. Maria, la sua promessa sposa è incinta e il Bambino che da Lei nascerà è Figlio dell’Altissimo e a lui, a Giuseppe, tocca dare il nome, tocca inserirlo nella storia, tocca fare abitare uno straniero nella terra dei suoi padri.
Le tenebre, il buio fitto della notte avvolge tutta la vita di Giuseppe. E Lui? Si addormenta e nel sonno diventa l’uomo giusto.
Giuseppe deve mettere da parte ogni suo pensiero e ragionamento umano, fatto dalle prescrizioni delle leggi del tempo, di norme che non salvano l’uomo ma i suoi principi e abbandonarsi, quindi addormentarsi con fiducia, nelle braccia del Padre, del suo Dio e nell’intimità del sogno incontrarlo, riascoltare, con cuore nuovo, quella parola del profeta Isaia che tantissime volte, certamente, aveva ascoltato e forse anche letto nella sinagoga: Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
Destatosi dal sonno, ma con cuore nuovo e pensiero divino, Giuseppe fa quanto nel sogno, nella sua intimità con il Signore, gli viene chiesto: dare la possibilità a Dio di entrare nella storia e di abitarla non come straniero ma come cittadino, figlio di Maria, la sua sposa e di Lui, Giuseppe, il custode.
Riascoltare anche noi con cuore nuovo quelle parole che tantissime volte abbiamo ascoltato: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Dio con noi!
- Dio abita la nostra città ma ancora oggi chiede di essere accolto non per mezzo di leggi che salvano i principi ma da cuori e per mezzo di cuori rinnovati, capaci di amare e di vedere il povero, lo straniero, il vicino e l’amico, ogni scarto della umanità tutta!
- Dio abita la nostra città e nella Notte santa del Natale chiede a ciascuno di essere accolto non per mezzo di leggi che mettono a posto forse la coscienza ma, come Giuseppe, nel sogno di un sonno che è piena fiducia ed abbandono all’Amore, alla Carità che è Padre, Figlio e Spirito Santo.