Il mio aiuto viene dal Signore, così abbiamo più volte ripetuto mentre ascoltavamo il salmo.
Una certezza ci viene dal salmo 121 che si chiede: da dove mi verrà l’aiuto?
Il salmista risponde:
Il mio aiuto viene dal Signore…
Il tuo custode, il Signore, non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà, non prenderà sonno,
Il Signore ti custodirà da ogni male, egli custodirà la tua vita, sempre
Il nostro cuore e tutta la nostra vita deve sussultare di gioia per questo annuncio.
E nella prima lettura abbiamo ascoltato:
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
E a te presbitero, sacerdote ordinato come Mosè, ti chiediamo di tenere per noi, porzione di popolo a te affidato, di tenere sempre le braccia alzate perché possiamo essere vittoriosi nella nostra battaglia contro il male e camminare sempre sulla via della santità, nella potenza dello Spirito Santo.
E noi, come Aronne e Cur, sosterremo le tue braccia, sosterremo la tua preghiera perché nella stanchezza trovi sempre un popolo che ti è accanto.
Questa è la Chiesa, questo è il popolo santo di Dio, il popolo sacerdotale chiamato a vivere il battesimo che tutti ci rende discepoli-missionari:
- discepoli perché mentre stiamo seduti ai piedi del Signore sperimentiamo che solo da lui viene il nostro aiuto, da lui la nostra salvezza, da siamo custoditi. Egli è la parte buona!
- Discepoli-missionari perché chiamati ad annunciare la forza della preghiera, la forza dell’essere popolo sacerdotale. Siamo chiamati tutti, clero e laici, laici e clero, famiglie e consacrati ad annunciare quanto ci è necessario Lui, il Signore Gesù Cristo.
E il Vangelo sembra quasi contraddire tutto questo: la vedova deve insistere perché il giudice disonesto le faccia giustizia. E il giudice disonesto interviene solo dopo la tanta insistenza della vedova.
E Gesù, dice Luca, racconta questa parabola ai suoi discepoli per dire la necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai.
Pregare sempre, senza stancarsi mai non per ottenere una grazia, oserei aggiungere non per lodare il Signore e tantomeno per sentirci a posto con il Signore ma per imparare a stare come Maria ai piedi della Croce, come Marta ai piedi del Maestro da discepoli, per imparare a vivere la nostra intimità con il Signore, per essere la fanciulla del Cantico dei Cantici che spia il fidanzato, lo attende e lo cerca!
Se il Signore sembra sordo, e a volte sperimentiamo la sordità del Signore, è perché Lui desidera il nostro amore, desidera la nostra intimità! Lui, il Signore ci conduce nel deserto per imparare ad ascoltare la sua voce e, in quell’ascolto del silenzio di Dio, cresciamo nella nostra fede, cresciamo nella nostra speranza, cresciamo nella nostra carità!
Quando il Figlio dell’uomo verrà sulla terra troverà ancora fede?
Il Signore è il mio aiuto, il mio custode, in lui riponiamo ogni nostro cammino! In Lui riponiamo la nostra fede!
Quando il Figlio dell’uomo verrà sulla terra troverà ancora fede?
Sì. Tutti terremo le braccia alzate e pregheremo sempre, sena stancarci mai e mentre aspettiamo di ascoltare la voce del Signore manterremo viva la nostra fede crescendo nella speranza e nella carità.
Si manterremo viva la nostra fede, il silenzio di Dio è certezza che quando il Figlio dell’uomo verrà troverà la fede sulla terra!