Osanna al figlio di Davide.
Benedetto colui che viene
nel nome del Signore.
Osanna nell’alto dei cieli.
Entriamo nel tempo della grande Settimana Santa nella quale celebreremo il triduo Pasquale, fonte e culmine di tutta la vita cristiana.
Concluderemo, fra qualche giorno, Il cammino quaresimale e forse, per un momento, guarderemo indietro per vedere quanta strada abbiamo fatto e ci accorgeremo che tanto ancora rimane da camminare!
Non importa quanto abbiamo camminato, non importa quanta santità abbiamo raggiunto, ciò che adesso importa è entrare a Gerusalemme con Gesù, in questo primo giorno della nuova creazione, metterci dietro il maestro per raggiungere Betfage e Betania, presso il monte degli Ulivi.
Domenica delle Palme, ingresso di Gesù a Gerusalemme, commemorazione della Passione del Signore.
Commemorazione della passione che vivremo nei giorni del triduo Pasquale ma la chiesa, tenendo presente che non tutti potranno partecipare alle celebrazioni del giovedì e venerdì santo, anticipa anche in questa domenica la commemorazione della passione per offrire a tutti prima della solenne veglia Pasquale.
Entriamo a Gerusalemme con Gesù tenendo in mano rami di ulivo e palme.
Come per la celebrazione della messa in coena domini Ciò che da luce a questa domenicea al primo vangelo che in essa si ascolta è la seconda lettura della celebrazione eucaristica, l’inno ai Filippesi dell’apostolo Paolo.
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio
ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini
e si abbassò ulteriormente fino alla morte
e alla morte di Croce,
la morte del malfattore.
Gesù entra a Gerusalemme, acclamato ed osannato con rami di ulivo e palme come il Messia atteso ma Lui non è il Messia che tutti si aspettano, non è il Messia, uomo politico che libera Israele dal dominio Romano. Lui è il Messia che a Gerusalemme entra nel tempio per la porta d’oro ed esce per raggiungere il monte degli Ulivi, essere innalzato e vivere, così, l’obbedienza al Padre fino alla morte e alla morte di Croce.
Come per la sua ultima cena Gesù prepara il suo ingresso a Gerusalemme. Gesù, umile, cavalca un asino.
Invia due dei suoi discepoli nel villaggio a prendere l’asino legato e sul quale nessuno si era seduto. E al padrone diranno: il Signore ne ha bisogno.
Gesù non solo umile ma anche povero. Gesù re entra a Gerusalemme ma non sa nulla Così come non ha avuto luogo dove posare il capo e così come non avrà un luogo dove condividere la sua ultima cena con i discepoli. Tutto prende in prestito dall’uomo: l’asino e il Cenacolo.
E lui adesso cavalca l’asino del Profeta Zaccaria: Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino.
Un asino giovane su cui nessuno si è mai seduto!
Sì perché il trono del messia che entra a Gerusalemme cavalcando l’asino è un trono nuovo, sul quale nessuno si è mai seduto.
Ma la folla che accoglie Gesù che entra a Gerusalemme non comprende e forse nemmeno noi comprendiamo ed acclamiamo nel nostro intimo ad un Messia vittorioso, potente, non simile al Cristo Gesù dell’inno ai Filippesi.
Le aspettative della folla e le nostre aspettative da quel Gesù che entra a Gerusalemme sono di certo espressione di sofferenza, di ricerca della felicità, di liberazione da ogni male e da ogni malattia, fisica, spirituale, morale.
Gesù, per un attimo sta al gioco ed ascolta l’osanna e si lascia coprire di mantelli che la folla getta su di Lui e cammina sui mantelli che vengono stesi a terra.
Ma lui non è il messia che tutti aspettano.
Ecco Gesù entrare a Gerusalemme, entrare nel tempio e, dopo aver guardato tutto attorno, essendo l’ora già tarda, uscì con i 12 per andare a Betania.
Anche noi, usciamo da Gerusalemme, usciamo dal Tempio perché l’ora è già tarda, sono veramente pochi i giorni che ci separano dal grande giorno del triduo Pasquale. usciamo con Gesù dal Tempio seguiamo Gesù a Betania, sul monte degli ulivi sul monte Golgota fino al giardino della Risurrezione.